Romanzo Curvy a Puntate: Part V

Nel caso vi foste perse le precedenti puntate: Part I, Part II, Part III, Part IV  😉

Buona lettura!

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Romanzo Curvy a Puntate: Part V

Rossana aveva lasciato casa sua verso mezzanotte, facendosi venire a prendere da un tizio con la barba e il capello lungo. Anna l’aveva guardata dalla finestra salire in macchina e farle un occhiolino malizioso.
Alessandro era rientrato tardi dopo il suo turno di lavoro e l’aveva trovata a faccia in giù, in mutande, al centro del letto, completamente spaparanzata, con il cuscino leggermente sbavato e puzzolente di vino.

La donna perfetta.

Quella mattina, Anna e il suo mal di testa da dopo sbornia, si infilarono sotto la doccia e aprirono il rubinetto dell’acqua calda al massimo. “Santo cielo come sto male” pensò la ragazza mentre si massaggiava le tempie con le dita piene di shampoo, “non ho più l’età per certe cose. Ros mi devasta, cavoli. E intanto sono sempre senza un lavoro, grassa e con la mia gonna preferita con un enorme buco al centro!“. Una lacrimuccia le scese lungo la guancia ma si mescolò subito con il getto della doccia, sparato sul suo viso. La sua mano scivolò lenta sulla sua pelle, arrivando al rotolino di ciccia sul fianco e poi alla pancia, cadente, in avanti.
Anna ripensò alla tipa che aveva visto al colloquio di lavoro, quella bella e sicura di sè, quella che emanava la luce della sicurezza interiore: bella all’inverosimile. Perchè non poteva essere così?! Perchè madre natura non le aveva dato l’altezza e la magrezza?! Perchè qualcuno nasce in un modo, e qualcun altro no?! Perchè?! Lei era sempre stata paffuta, sin dalla nascita, non era proprio destinata a diventare una ragazza magra.

Uscì dalla doccia con il morale sotto ai piedi e si avvolse nell’accappatoio. Rimase mortificata nel constatare che, quel dannato coso, non riusciva a chiudersi per bene all’altezza del seno e dei fianchi, lasciandola praticamente mezza nuda. “Devo decidermi a comprarne un altro” Pensò, depressa.
Anna credeva fermamente che le cose negative che le capitavano, giorno per giorno, fossero strettamente connesse al suo aspetto fisico e al suo corpo sbagliato. Pensava che le altre persone, in lei e di lei, non vedessero altro che la ciccia. D’altronde suo padre gliel’aveva ripetuto spesso, in passato, che se non fosse dimagrita, non avrebbe mai trovato un uomo, nessuno l’avrebbe mai amata, gli altri l’avrebbero sempre e solo vista come una cicciona. E invece no. Invece quelle frasi era almeno riuscita a smentirle. Quando aveva incontrato Alessandro non le pareva vero che un uomo le si rivolgesse in quella maniera tanto gentile, pareva proprio stesse parlando con lei e non con la sua ciccia. Ma, pensava Anna, in fondo c’è sempre l’eccezione che conferma la regola, no?! “Sono una cicciona e resto tale. Nessuno mi vorrà mai, nè come donna, nè per un lavoro“.

Dopo essersi asciugata, andò in cucina a fare colazione. Oltre al mal di testa, aveva un bruciore di stomaco insopportabile. Accese il telefono e le arrivò immediatamente un messaggio su Whatsapp: “adoro l’uomo con la barba! Dopo si è anche fatto fare le trecce ai capelli!” Era Ros. Anna rise, mentre leggeva, immaginandosi il tipo barbuto con le treccine e Ros tutta contenta ed eccitata, quasi si stranì che non gli avesse scattato una foto. Ma dopo pochi secondi, ecco di nuovo il suono del telefono e, puntuale, una foto inquietante di un uomo adulto coi capelli di bambina e la barba, palesarsi davanti a lei. “Grazie Ros, questa immagine mi rimarrà impressa tutto il giorno, per colpa tua” Rispose, sorrise e mise via il telefono.
Si preparò un caffè macchiato e colse l’occasione per mangiucchiare un bel cornetto confezionato, sperava la placasse l’acidità. Alessandro dormiva sereno nell’altra stanza, non si sarebbe svegliato per il momento.
Anna sospirò, davanti alla sua tazzina, pensando che adesso, in ogni altra parte del mondo, c’erano persone intente ad andare al lavoro, immerse nella frenesia folle della corsa quotidiana verso il proprio impiego, piene di energia e voglia di fare, dinamiche ed entusiaste, pronte a fare la differenza nel mondo. Lei invece era lì, statica, solo una tazza e i messaggi di un’amica che di sicuro viveva molte più avventure di lei, a farle compagnia.
Vorrei un segno. Un miracolo. Vorrei che qualcosa cambiasse” Pensò, sconfortata. In quel momento, sentì il suono di un altro messaggio provenire dal telefono.
Chissà cosa avrà combinato adesso” Pensò, in riferimento a Rossana, aspettandosi qualche altra foto strana, impugnando il cellulare. E invece non si trattava dell’amica. Era un messaggio del suo gestore telefonico che la informava di una chiamata persa. Forse nel punto in cui l’aveva lasciato, il telefono non prendeva. Qualcuno aveva provato a chiamarla. Proprio mentre era intenta a cercare di capire di chi fosse il numero in questione, il telefonino iniziò a squillarle in mano. Per poco non lo lasciò cadere, tanta fu la sorpresa. Era lo stesso numero e la stava richiamando. Rispose con titubanza.
– “Salve, è la Signorina Tessi?! Anna Tessi?” Una voce di donna.
– “Si… Salve, sono io
-“La chiamo per conto del Dott. Ripa” Il Dott.Ripa era il giovane uomo delle risorse umane con cui Anna aveva fatto il colloquio, e anche una pessima figura. Le tremarono le gambe al solo pensiero.
– “… Mi dica
– “Il Dottore vorrebbe incontrarla nuovamente per un secondo colloquio, è possibile per Lei, oggi alle quattro?
– “Un secondo colloquio? Credevo… Io pensavo… Cioè… Si, certo! Alle quattro. Ci sarò
Mise giù il telefono con il cuore il gola. Un nuovo colloquio?! Cioè non era stata scartata immediatamente, lasciando il campo libero alla stangona?! C’era ancora una possibilità?!
Corse in camera da letto, in preda all’euforia, spalancando le tende.
– “Ale! Ale! Vogliono rivedermi!” Urlava.
Alessandro mugugnò qualcosa di incomprensibile e si rigirò nel letto, dandosi una grattatina al sedere.
– “No, Ale, sveglia, ascolta! Mi hanno chiamata per un secondo colloquio! E’ fantastico!
– “Mmmmmmh… brava amore, sei bravissima. Lasciamo dormire però, eh.
Anna si arrese e uscì dalla stanza continuando a volteggiare a mezz’aria. Ma subito un nuovo problema le balenò in testa in men che non si dica. “Oddio, la gonna è da buttare. Cosa diamine mi metto?!

Oltrepassando le porte dell’azienda, si rese conto di avere dei preoccupanti tremolii alle mani. Era agitatissima ma non voleva darlo troppo a vedere. Cercò di darsi una calmata e, a passo svelto, arrivò all’ascensore. Aveva frugato nel suo armadio per tutto il giorno per trovare qualcosa di adeguato alla circostanza. Alla fine, disperata, aveva chiamato Ross, e si era fatta portare un pò di cose dal suo guardaroba. Ma l’amica aveva uno stile piuttosto bizzarro e le cose non erano andate proprio come previsto. “Avevi detto che mi avresti portato un tubino nero!” Aveva urlato Anna. “Eh, e questo cos’è?!” Aveva ribattuto Ross. “Ma ha due enormi fiocchi rossi sul fondoschiena! Non posso andarci così!” Aveva dunque esclamato l’altra, e così via… Alla fine Anna aveva indossato un semplice pantalone nero, neppure tanto elegante, con la stessa giacca del tailleur della volta precedente.

Era completamente vestita di nero.

La segretaria la salutò con fare distratto e, dopo pochi minuti, la fece entrare. Lui la stava aspettando.
– “Salve” La salutò, aveva un mezzo sorrisetto ironico stampato sul volto. Lei arrossì, memore della volta precedente.
– “Salve, è un piacere rivederla. Le ho portato questa.” Anna mise sulla scrivania la cartellina azzurra che lui le aveva donato per coprire le sue vergogne.
– “Ah, grazie. Poteva tenerla.” Rispose il Dott. Ripa
– “Ho preferito restituirla” Ribattè lei, con un inaspettato, anche per se stessa, tono di sfida.
– “Bene, dunque…” Esordì quindi l’uomo, tornando a sedere dopo la stretta di mano.
– “L’ho fatta richiamare perchè il suo modo di fare mi ha colpito. E’ stata brillante durante il colloquio e sembrava sicura di sè, nonostante quello che… beh, quello che era capitato alla sua gonna. Ho apprezzato il suo sangue freddo. Vuol dire che sa lavorare bene sotto pressione, che mantiene la calma.
Anna pensò che il tizio non aveva idea di quanto si stesse sbagliando. Dentro di sè era un cumulo di insicurezza e paure. E quel giorno in particolare avrebbe voluto sprofondare.
– “Signorina Tessi, avrei solo un’altra domanda per Lei
– “Mi dica pure” Anna sorrise.
– “Sarebbe disponibile per un trasferimento immediato?
Anna rimase stordita per qualche secondo. Trasferimento immediato?! Dove?! Quando?! Perchè?!
– “Ehm… io, non so. Per il momento, è una possibilità che non ho ancora preso in considerazione”
Il Dott. Ripa incrociò le braccia e si sistemò meglio sulla sedia, fissandola.
– “Ma… il posto, non era qui, in questa sede?” Chiese quindi Anna.
– “Il posto di cui parla è già stato assegnato. Purtroppo c’è stato qualcuno che ha fatto meglio di Lei. Però, come Le dicevo, qualcosa mi ha colpito… E ci sarebbe un buco da riempire...”
– “E questo buco, precisamente, dove sarebbe?

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